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«Giornalismo piacentino in buona salute ma nell’informazione non si investe abbastanza»

Don Davide Maloberti Emanuele Galba Giovanni Volpi

Il giornalismo piacentino? Tutto sommato in salute, con una storia importante alle spalle che ha punti in comune con il presente. Tutto bene, dunque? Non proprio. I problemi ci sono e le incognite sul futuro della professione e dei giornali non mancano. Questo, in estrema sintesi, quanto emerso nel corso del partecipato incontro promosso dalla Banca di Piacenza sul tema, che si è tenuto al PalabancaEventi e che ha avuto come protagonisti i giornalisti Eleonora Bagarotti, Emanuele Galba, don Davide Maloberti, Giovanni Volpi. Punto di partenza della chiacchierata, il libro “Storia del giornalismo piacentino dall’Ottocento ai primi anni Duemila” (Edizioni Tip.Le.Co.), scritto da Enio Concarotti (storica firma piacentina, nerista e critico d’arte, inviato in Sud America, a lungo collaboratore di Libertà e anche di Bancaflash) poco prima di morire, il giorno di Natale del 2010, a 87 anni. Volume che è stato riservato a tutti gli intervenuti.

Emanuele Galba (Banca di Piacenza) ha introdotto l’argomento facendo una breve sintesi del contenuto della pregevole opera di Concarotti, ricordando che il vero e proprio giornalismo piacentino nasce nel 1848, ai tempi di Piacenza Primogenita, con L’Eridano e Il Tribuno del Popolo e che non a caso l’uscita di questi giornali aveva coinciso con la liberazione dalle dominazioni straniere, «perché dove non c’è libertà non c’è libera stampa». Date da ricordare - tra le tante - il 1883 (nascita Libertà), il 1910 (viene fondato Il Nuovo Giornale), il 1961 (fa la sua comparsa il settimanale Piacenza Oggi, giorno di uscita il lunedì, quando ancora il quotidiano di via Benedettine non era in edicola), il 1972 (Tuttigiorni di Vito Neri, settimanale del sabato), il 1983 (Corriere Padano), il 1986 (nasce Bancaflash, da un’idea di Corrado Sforza Fogliani), il 1988 (Gazzetta di Piacenza), il 2002 (apre il quotidiano La Voce Nuova di Piacenza) e il 2003 (La Voce passa il testimone a La Cronaca).

Nel libro l’autore dedica una sezione ai protagonisti e alle protagoniste del giornalismo piacentino. Tra queste, viene citata Eleonora Bagarotti, da ieri caposervizio della redazione Cultura e Spettacoli di Libertà che - in collegamento da Londra, dove ha realizzato alcune interviste per la rubrica Libertà Rocks - ha ricordato di aver vissuto in gioventù nella capitale britannica per quattro anni «più due facendo avanti e indietro» e collaborando per alcuni magazine di musica rock, la sua grande passione. «In realtà facevo l’insegnante e mai mi sarei aspettata, a 35 anni, di cambiare e di accettare il lavoro giornalistico. Un mestiere dove non ti annoi mai, ma non semplice». La giornalista (figlia di Nello, indimenticato redattore e critico d’arte di Libertà) ha quindi citato colleghe che si sono fatte e si fanno onore come Carmen Artocchini, Paola Romanini, Patrizia Soffientini «e tutti i collaboratori e le collaboratrici che sono le “vene” di un giornale» e giudicato con favore la presenza di tante testate perché «la ricchezza di informazioni è fondamentale». In chiusura, un bell’esempio di amore filiale: «Penso spesso a mio padre, che ho perso molto presto, quando sto facendo un pezzo e gli chiedo: “Tu come lo scriveresti?”».

Don Davide Maloberti (da 25 anni direttore responsabile del settimanale cattolico Il Nuovo Giornale) ha ricordato la presenza della Diocesi nel mondo della comunicazione, oltre che con il settimanale che vanta 115 anni di storia, anche con il sito, una web Tv, il settimanale La Trebbia e il centro televisivo di Bedonia. «I giornali - ha osservato don Maloberti - devono unire e non dividere e comunque la differenza la fanno le persone. Il Nuovo Giornale ha formato generazioni di giornalisti: Pierluigi Magnaschi, Beppe Recchia, Pietro Visconti, Luigi De Biase, anche collaboratore de La Cronaca, Filippo Manvuller, ora capo ufficio stampa della Camera dei Deputati». Il sacerdote-giornalista ha poi reso omaggio a altre figure di rilievo, come don Ersilio Tonini, direttore del settimanale della Diocesi dal 1947 al 1953 («epiche le sue battaglie contro i comunisti»), don Franco Molinari («grande studioso»), Fausto Fiorentini («un maestro, ci ricordava sempre le buone regole che aveva imparato da Ernesto Prati ed Ernesto Leone: facciamoci sempre venire dei dubbi e mettiamoci dalla parte dei lettori»).

Giovanni Volpi (direttore responsabile de ilmiogiornale.net) ha dal canto suo dimostrato l’importanza del giornalismo piacentino citando alcune punte di diamante (Alberto Cavallari e Pierluigi Magnaschi su tutti) e un emergente, Alessandro Rovellini, direttore di Today.it del Gruppo Citynews, di cui fa parte la testata Il Piacenza. «Leggendo il libro di Concarotti - ha argomentato il giornalista ex Sole 24Ore e già direttore di periodici Mondadori - si scoprono le radici profonde del giornalismo piacentino, secondo me in salute rispetto ai contenuti e alle tante voci presenti e ci si specchia in storie che hanno molto in comune con ciò che succede oggi: nel dopoguerra attorno a Libertà nascono nuove testate e ora è un po’ la stessa cosa». Parlando dell’informazione online, Volpi ne ha spiegato i vantaggi: la leggi ovunque nel mondo, consente di scrivere di più e attraverso i link si possono pubblicare interi documenti; l’altra faccia della medaglia è che i guadagni li hai solo dalla raccolta pubblicitaria. «La sfida oggi è quella dell’integrazione dei mezzi (cartaceo, online, Tv, radio) nella consapevolezza che la realtà per i giornali di carta, anche quelli locali, è sempre più difficile. Secondo un’indagine Censis meno di 22 persone su 100 al giorno leggono un cartaceo. L’online sta crescendo perché è uno strumento comodo. «Il tema vero però - ha concluso il direttore de ilmiogiornale - è che nell’informazione si investe poco. Oggi un collaboratore guadagna in media 10 euro a pezzo. L’informazione è un valore, ma come fai a formare nuovi giornalisti se non gli permetti di campare? Il pericolo è di finire nelle mani dell’AI con il rischio di perdere in qualità. La professione, quindi, va sostenuta».

Emanuele Galba ha chiuso l’incontro invitando i presenti a riflettere sul concetto di pluralismo, collegandolo alla nascita del secondo quotidiano a Piacenza nel 2002 dopo l’asta che aveva assegnato la proprietà della Libertà a Donatella Ronconi che, accordandosi con il Gruppo Espresso, aveva di fatto dato una precisa connotazione politica al quotidiano della città, spingendo un gruppo di imprenditori e professionisti a fondare un altro quotidiano che desse voce a quella parte di Piacenza che non si sentiva più rappresentata. «La Voce e a seguire La Cronaca - ha detto Galba - hanno garantito per un decennio il pluralismo dell’informazione. Oggi questo compito fondamentale è affidato alle testate online che non saranno mai troppe: la concorrenza va accettata per migliorarsi e più voci sono garanzia di libertà».

Nella foto, da sinistra don Davide Maloberti, Emanuele Galba e Giovanni Volpi.

Pubblicato il 2 aprile 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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