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Don Milani: la sua vita un annuncio evangelico autentico che ha cambiato la società

milani
 
 
 

“Un’esistenza ardente e violata, di un prete insieme spaventosamente normale e singolare”. Con queste parole lo storico Alberto Melloni ha tratteggiato la figura di don Lorenzo Milani durante la presentazione del suo libro “Storia di μ Lorenzino don Milani" (Ed. Marietti - 2023), il 1 marzo, alla Biblioteca Passerini Landi di Piacenza. L'evento, moderato dal prof. Fabio Milana, ha visto un dialogo significativo tra l'autore e l'onorevole Pierluigi Bersani.

Don Milani: così laterale e così intrinseco
Durante l'incontro, Bersani ha espresso profonda ammirazione per l'opera, definendola di "grande suggestione" e riconoscendo in don Milani un personaggio "non arruolabile e non replicabile", la cui vita rispecchia in modo unico la complessa tessitura socio-politica dell'Italia del suo tempo. Bersani ha sottolineato come don Milani abbia lasciato una vita borghese e confortevole per dedicarsi totalmente al sacerdozio, parallelamente ai molti giovani che sacrificarono sé stessi per la libertà durante il fascismo. Con la fine della guerra e l'avvento della Costituzione, don Milani si è fatto paladino dei diritti dei più poveri, lottando per braccianti e operai. Poi agli albori degli anni 60, don Milani parla con coraggio, attraverso i suoi scritti, demistificando, con l'obiezione di coscienza, il concetto di patria. In tempi in cui la chiesa si apriva al mondo con il Concilio Vaticano Secondo, don Milani trova ancora tanti ostacoli e tante difficoltà dai suoi superiori ecclesiastici. "Un personaggio - ha detto Bersani - che non è entrato in nessuna corsia di schieramento, così laterale e così intrinseco alle nostre vicende storiche".

Spaventosamente normale e singolare
Alberto Melloni, nel suo intervento, ha delineato la figura di don Milani come quella di un uomo profondamente estraneo agli ambienti in cui visse, dalla società alto borghese della sua nascita fino alla Chiesa che scelse come sua casa, ma che poi si rivelò ostile. Il libro "Storia di μ" si propone di raccontare la vita di questo prete, "spaventosamente normale e singolare", il cui incontro decisivo fu con don Bensi, che lo portò a scoprire la sua vera vocazione e a rinunciare al desiderio di diventare pittore.  “Una passeggiata - ha detto Melloni - di un’ora e mezza con quel prete, che stava accorrendo al capezzale di un confratello, fu decisiva. Il giovane decise di entrare in Seminario”.
Melloni ha messo in evidenza che Lorenzo Milani si trovò a vivere in un contesto ecclesiale vivacissimo, nella Firenze dove era arcivescovo il cardinale Elia Dalla Costa. In quegli anni, il capoluogo toscano era frequentato da padre David Maria Turoldo, padre Ernesto Balducci, padre Giovanni Vannucci e Giorgio La Pira.
Milani diventa sacerdote, viene inviato cappellano a Montespertoli, e poi a San Donato di Calenzano: quartiere operaio, nel quale “entra in contatto con il proletariato e coglie l’importanza del doposcuola”.

Reinventa la scuola
Il giovane sacerdote - ha spiegato lo storico - inizia ad avvertire l’isolamento, che si fa molto più forte quando mons. Ermenegildo Florit prende il posto di Dalla Costa.
In questo contesto matura l’invio a Barbiana. “Era un posto senza speranza - ha evidenziato Melloni -, eppure don Milani, arriva e, per prima cosa, compra una tomba nel piccolo cimitero. Reinventa la scuola, mette mano ai suoi appunti, dà alle stampe «Esperienze pastorali»”. Un grande successo, che venne osteggiato in ogni modo.
La malattia inizia a farsi sentire, il sacerdote “resta obbediente” e muore nel 1967. “Il suo - ha sottolineato Melloni - è stato un annuncio evangelico autentico che ha cambiato la società”.



Riccardo Tonna

Pubblicato il 2 marzo 2024

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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