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Romaticismo, quando il sentimento prevale sul ragionamento

dossena

“Melodramma ottocentesco e prospettiva eroica: la componente musicale lirica fra le pieghe del movimento romantico italiano; il teatro come espressione del popolo: le fonti, i valori, le aspirazioni, i protagonisti, gli autori”: su questa lunghezza d’onda ha avuto luogo recentemente un incontro culturale,  organizzato dalle delegazioni piacentine della “Guardia d’onore alle Reali Tombe del Pantheon” e della “Gebetsliga Carlo d’Asburgo”, nel salone parrocchiale di Roveleto di Cadeo. A condurre l’incontro, i Delegati provinciali delle due Associazioni organizzatrici, rispettivamente ing. Federico Francia e prof. Maurizio Dossena.

Dopo il saluto del sindaco di Cadeo, Maria Lodovica Toma, l’ing. Francia ha introdotto, con vivace competenza, il tema, guidando anche una serie di indicazioni epigrafiche, sullo schermo video, a dimensionare i vari aspetti tematici connessi, accompagnati e intervallati dall’ascolto di alcuni brani lirici indicativi ed emblematici e capaci di concretizzare ed esemplificare la riscoperta dei dettami più o meno definiti del movimento culturale romantico, ove si ritrova una nuova concezione della vita, in cui il sentimento prevale sul ragionamento: è un dato di fatto che, come reazione all’Illuminismo e al Neoclassicismo, cioè alla razionalità e al culto della bellezza classica, il Romanticismo ponga in primo piano la spiritualità (perlomeno una particolare idea di spiritualità), l’emotività, la fantasia, l’immaginazione, e soprattutto l’affermazione dei caratteri individuali di ogni artista e il libero estrinsecarsi di emozioni e sentimenti soggettivi.
E’ un predominio del sentimento sulla cura formale, in virtù della quale vengono poste in prospettiva critica, in genere, gli elementi tradizionali del classicismo, la finezza dell’espressione, la sapiente scelta della parola, l’evidenza e il rilievo delle immagini, gli ornamenti mitologici, o meglio l’utilizzo còlto di essi, in quanto non si tratta solo di un fatto di carattere stilistico e sullo sfondo vi sono sempre tendenze, ideologie, idee. Si spezzano i freni della tecnica, si vuole la piena libertà dell’artista, trionfano indubbiamente le forme vaghe, indefinite, approssimative e suggestive, si vuole una letteratura che parli al popolo, che si ispiri ai suoi affetti, che lo educhi.

   A questo riguardo, il prof. Dossena ha evidenziato qualche elemento critico, sottolineando come, in genere, nel movimento romantico – e, si badi bene, anche nell’azione risorgimentale stessa – il riferimento affettivo verso il popolo sia per lo più strumentale, in quanto il popolo, nella sua identità di fondo, rivelò per lo più atteggiamento e posizioni conservatrici: i fatti lo dimostrano. Anche la religiosità dei romantici è per lo più una religiosità di tipo laico, in cui l’adorazione è rivolta alla libertà, alla patria, ai più vari ideali, e anche in ciò dobbiamo cogliere gli influssi ideologici del tempo: liberali e nazionalisti, illuministi e romantici usavano l’idea di nazione come arma contro gli imperi e davano a quest’idea una dimensione sacrale, che sfociava in una vera e propria «religione della nazione», dotata addirittura di una propria liturgia. Si cominciò a parlare di «morire per la patria» e a celebrarne i «martiri», magari dimenticando quelli veri, quelli… per la fede.

In prima linea, dunque, nell’analisi effettuata con competenza sotto la guida dell’ing. Francia, il melodramma, sul quale è intervenuto, a completamento dell’analisi roveletana, in collegamento internet da Modena, il maestro Massimo Carpegna, direttore d’orchestra e già docente e vice-direttore presso l’Istituto superiore di studi musicali “Vecchi Tonelli” di Modena e Carpi e presso Università di Modena, il quale ha incentrato la sua descrizione sia sugli aspetti concreti al cui riguardo veniva vissuta e interpretata l’esperienza culturale del melodramma ottocentesco dalle diverse frange del popolo, sia, in specifico, in un’inquadratura a tutto tondo della figura e della produzione, specie giovanile, di Giuseppe Verdi nelle sue componenti ideali pre-risorgimentali, con particolare riferimento al “Nabucco” e a “I Lombardi alla Prima Crociata”: il famoso “Viva Verdi” e la suggestiva storia del doppio senso nell’acronimo Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia rimane ancora emblematico di come il Maestro bussetano (e, per tanti versi …piacentino!) abbia accompagnato questi anni eroici e di come il suo successo musicale sia andato di pari passo con le tappe del movimento risorgimentale.

Pubblicato l'8 dicembre 2021

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