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Don Beotti sarà beatificato il 30 settembre

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La celebrazione di chiusura della festa del Patrono Sant’Antonino il 4 luglio a Piacenza è stata dedicata alla memoria di don Giuseppe Beotti e di tutti i sacerdoti e i laici morti durante la Resistenza. A presiedere la messa, don Giuseppe Basini, parroco della basilica del Patrono e vicario generale della diocesi; accanto a lui, don Gianni Bergomi, parroco di Borgonovo dove don Beotti visse gli inizi del suo ministero sacerdotale.

 
Don Basini: “siamo nati dalla fede dei martiri”
Se la fede cristiana oggi in questo territorio è giunta fino a noi - sintetizziamo le parole di don Basini all’omelia - è grazie al sangue e alla testimonianza dei martiri. Così è stato per Sant’Antonino giunto a Piacenza intorno al 300.
Don Beotti, sacerdote piacentino ucciso dai nazisti a Sidolo nel Comune di Bardi il 20 luglio 1944, riconosciuto come martire da papa Francesco, è stato testimone di una carità senza limiti che l’ha portato ad accogliere dal 1943 nella sua parrocchia di Sidolo oltre cento ebrei in fuga dai Balcani permettendo a loro di salvarsi. I nazisti per questo lo punirono e l’uccisero.
Don Beotti, nato nel 1912 a Campremolto Sotto, è diventato sacerdote nel 1938 ed è stato destinato dall’arcivescovo Menzani prima a Borgonovo per passare all’inizio del 1940 a Sidolo in val Ceno nel parmense.

“Preghiamo per le vocazioni, non basta stare a guardare”
È vero - ha proseguito don Basini - che oggi nella Chiesa ci sono poche vocazioni ma è una responsabilità di tutti noi pregare per le vocazioni e sostenerle. Piacenza ha un solo seminarista al Collegio Alberoni. Non possiamo stare a guardare; lo dobbiamo ai sacerdoti che sono stati come un seme di vita nuova in un tempo di bufera.
“Finché ci sarà un’anima, diceva don Beotti, io resto al mio posto”. Tutti nella vita prima o poi abbiamo la tentazione di scappare davanti ai problemi complicati della vita. Don Beotti, e Cristo a cui si è appoggiato, ci spingono a non fuggire e a vivere con radicalità la nostra appartenenza al Signore.

 
C’è davvero il Cielo nella nostra storia
Anche le monache Carmelitane, a cui è stato assegnato il Premio Antonino d’Oro, ci testimoniano che c’è una forza, quella di Dio e della sua Parola, di cui non possiamo fare a meno.
Come dice il Vangelo, chi vuole trattenere per sé la propria vita, è destinato a perderla; chi invece dona la sua vita, la conserverà per sempre, per la vita eterna.
Don Beotti, come anche don Giuseppe Borea, ucciso nel febbraio 1945, e don Francesco Delnevo e il seminarista Italo Subacchi, fucilati questi ultimi insieme a don Beotti, ci indicano che c’è davvero il Cielo e ci chiedono la disponibilità a offrire noi stessi nelle diverse condizioni della vita: sul lavoro, per portare Dio ai colleghi, nelle situazioni di sofferenza, vincendo la tentazione di fuggire.


La beatificazione in Cattedrale con il cardinal Semeraro
Come annunciato dal vescovo mons. Adriano Cevolotto alla messa del Patrono delle ore 11, don Giuseppe Beotti, di cui papa Francesco ha riconosciuto il martirio, verrà beatificato nella Cattedrale di Piacenza sabato 30 settembre alla presenza del cardinal Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero vaticano delle Cause dei santi.

D. M.

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Nelle foto: in alto, don Giuseppe Beotti; sopra, don Gianni Bergomi, parroco di Borgonovo, e don Giuseppe Basini nella basilica di sant’Antonino alla messa in memoria di don Beotti e dei sacerdoti e dei laici uccisi durante la Resistenza.

Pubblicato il 4 luglio 2023

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