Lontani, ma vicini. Non si è fermata nei mesi di lockdown l’attività dei gruppi giovanili di Cattedrale, Sant’Anna, Sant’Antonino, San Paolo e San Savino che da anni ormai si sono unite in un unico gruppo; gli educatori hanno voluto dare l’opportunità a tutti i ragazzi di terza media e delle superiori di continuare ad incontrarsi virtualmente. Il parroco di san Savino, don Alphonse Lukoki, che coordina i gruppi, è entusiasta dell’iniziativa: “Sono felice che i nostri educatori e i nostri ragazzi abbiano espresso il desiderio di proseguire gli incontri settimanali, così i giovani non sono soli ad affrontare questo duro periodo. Sono felice anche perché quest’esperienza mi sta facendo conoscere ancora più a fondo la competenza e la fede dei nostri educatori e la voglia che c’è di camminare sulla strada della fede anche da parte dei ragazzi”.
L’appuntamento è ogni martedì sera alle 21.15 sulla piattaforma Zoom.
Noi ci siamo
“Per i nostri ragazzi i gruppi sono un percorso settimanale che si articola lungo tutto l’anno - spiega l’educatrice Carolina Conti, 25 anni -, un appuntamento diventato abituale. Credo che portare avanti questo impegno significhi regalare a loro, e anche a noi, un po’ di normalità in un momento che di normale non ha nulla. Spero che ai ragazzi arrivi un messaggio preciso: noi educatori ci siamo per loro anche quando non possiamo incontrarci fisicamente”. “Proseguire con l’impegno del gruppo aiuta anche a scandire la routine, - aggiunge Elena Summer, 26 anni -, penso che per i giovani sia fondamentale avere degli appuntamenti fissi in questo momento, per capire che non siamo fermi e per non farsi prendere dall’ansia”.
Il gruppo settimanale è diventato, complice la particolarità del periodo, sia uno spazio di svago, sia uno spazio di riflessione ancora più profonda, in cui gli educatori cercano di aiutare i ragazzi ad analizzare questa nuova, strana dimensione: “Accompagnare i giovani è una sfida continua - dice Susanna Rossi, 22 anni che per prima, insieme a Matteo Lunati, 23 anni, ha creduto nel portare avanti i gruppi giovanili a distanza -. La quarantena ha sicuramente messo in pausa la frenesia quotidiana e le nostre abitudini, ma ci ha offerto qualcosa che prima rincorrevamo e che troppo spesso non riuscivamo ad afferrare: il tempo. Sicuramente non un tempo sereno, troppe le notizie di lutti e sofferenza, ma comunque un periodo di scavo interiore per tutti, per rivedere il percorso di vita, apprezzare il dono del presente e riprogettare speranzosi il futuro”. La risposta dei ragazzi sembra essere buona, con qualche difficoltà per alcuni perché non sempre è facile affrontare un cambiamento così repentino: “Siamo stati colti tutti alla sprovvista - continua Susanna -. Anche noi all’inizio non sapevamo bene come strutturare i meeting, poi, dopo un paziente rodaggio, siamo arrivati a una soluzione; adesso cerchiamo di trasmettere ai ragazzi spunti di riflessione e qualche strumento per conoscersi meglio. La nostra società è cambiata improvvisamente e anche noi ne abbiamo risentito: capire questi cambiamenti aiuta ad acquisire maggiore consapevolezza”.
Le sfide dei giovani
Le tematiche affrontate nei gruppi sono ora principalmente legate all’anomalo periodo che stiamo attraversando e, soprattutto, al sentire dei ragazzi che confermano quanto sostenuto dagli educatori: avere un appuntamento fisso per loro è confortante: “Ci aiuta a distrarci, ma anche a riflettere su temi importanti e a sfogarci se ne abbiamo bisogno” precisano le sedicenni Valentina Zacconi, Teresa Pozzoli e Camilla Scaglia. “È uno dei pochi appuntamenti veramente fissi che abbiamo - aggiunge Costanza De Poli, loro coetanea - e per noi è molto importante”. In occasione della LaudatoSì Week indetta da Papa Francesco si è parlato anche dell’ambiente, dell’impatto che l’uomo ha sulla natura, di come quest’impatto si sia ridotto durante il lockdown e di cosa cambierà alla fine della pandemia; un incontro particolarmente interessante per i ragazzi: “È stato davvero stimolante sentire le proposte di ognuno - dice Emma Votto 17 anni -, piccole cose, come incentivare l’utilizzo di mezzi pubblici o di biciclette, ma che potrebbero fare la differenza. Il confronto su questo argomento mi ha fatto capire tanto di noi giovani, mi sono resa conto che teniamo davvero al mondo in cui viviamo e che vogliamo cercare di cambiarlo in meglio, impegnandoci attivamente”. “Noi giovani abbiamo del potenziale - aggiunge Francesco Malavolta, 17 anni, anche lui entusiasta di questo incontro in particolare -. Dal nostro modo di analizzare i problemi e pensare a soluzioni ho capito che sappiamo trovare risposte concrete ai problemi; sappiamo anche parlare e confrontarci: apprezzo molto poter esprimere le mie idee e ascoltare anche i punti di vista degli altri”.
Mariachiara Lunati
Pubblicato il 26 maggio 2020
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