Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Elza Ferrario a Punto Incontro: «per smachilizzare la Chiesa bisogna decostruire i suoi fondamenti»

donne e chiesa 2

“Le donne nella vita e nella missione della Chiesa”, si chiama così il capitolo 9 della Relazione di Sintesi (intitolata “Una Chiesa sinodale in missione”) della prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Da questo documento ancora parziale è iniziata l'analisi di Elza Ferrario, responsabile del Gruppo SAE di Milano, su “Il maschile e il femminile nella Chiesa”: un tema attualissimo affrontato lo scorso 12 marzo a Punto Incontro Don Eliso Segalini, nella Sala delle Colonne del Palazzo vescovile. Il testo conclusivo sarà prodotto durante la seconda Sessione assembleare, a ottobre 2024. Ma già da questa primo documento si possono trarre alcune considerazioni significative sulla questione femminile nella Chiesa.

La Chiesa unione di donne e uomini

“Giovane appassionata di teologia e di ecumenismo e membro di diverse associazioni, tra cui la rete sinodale, impegnate nello studio sul ruolo della donna nella società e nella Chiesa, Elza Ferrario ci è sembrata la relatrice ideale per affrontare un tema importante e controverso come quello del problema di genere in ambito ecclesiale – ha detto Lucia Rocchi, membro di Punto Incontro, introducendo il pomeriggio – .Si tratta di un problema di credibilità: come può essere credibile una Chiesa che predica giustizia ma al suo interno non la pratica? ll riferimento non è esclusivo alla Chiesa cattolica, che però avrà una prospettiva d'analisi privilegiata come contesto di cui siamo parte”.
Preparati dalla relatrice per il pubblico presente, alcuni documenti arricchiranno l'incontro.
“Un capitolo appositamente dedicato alle donne nella Chiesa fa pensare – ha detto Ferrario riferendosi alla Relazione di Sintesi della prima Sessione del Sinodo dei Vescovi, contenuta nel dossier pensato per il pubblico - . Non esiste infatti un capitolo corrispondente rivolto agli uomini, come se le donne appartenessero ad una categoria a parte da esaminare. 'La Chiesa è unione di uomini e donne che condividono la stessa fede e la stessa dignità battesimale' afferma papa Francesco: non si capisce allora la necessità di soffermarsi sulle donne”.

Più comprensione alle donne

“La Chiesa deve comprendere e accompagnare le donne – dice l'esperta. Un concetto fortemente discriminante e problematico, anche se la realtà del mondo cattolico si presenta molto variegata: basti pensare alle donne vedove in Africa, che certamente hanno bisogno di sostegno. Di fronte alla sostanziale eterogeneità di tradizioni e costumi, è per esempio il caso della poligamia africana, la Chiesa cattolica dovrebbe quindi fornire alcune indicazioni inclusive a livello centrale, lasciando però alle singole conferenze episcopali nazionali la possibilità di decidere se attuarle”. Così è stato per il diaconato maschile, ristabilito dopo il Concilio Vaticano II. Resiste poi lo stereotipo – spiega Ferrario -, per cui le donne rimangono legate all'ambiente domestico, intimo, sentimentale (“sono spesso le prime missionarie della fede in famiglia”), mentre l'uomo è connaturato allo spazio pubblico e alla razionalità”. Si capisce allora come mai l'accesso femminile al diaconato sia considerato una “concessione”.
“Non si tratta di un favore, ma del giusto riconoscimento di funzioni storicamente esistenti”.
La richiesta per l'accesso alle donne è stata fatta anche dal documento del SAE (Gruppo teologico del Segretariato attività ecumeniche), sottoscritto persino da alcuni vescovi ortodossi. “Necessità di cambiamenti strutturali” e “aggiornamento del codice di diritto canonico” sono richieste ancora una volta nella Relazione di Sintesi. Non a caso i ministeri del lettorato e dell'accolitato per le donne sono stati istituiti da Papa Francesco modificando il diritto canonico, con la convinzione che la realtà della Chiesa sia superiore all'idea. Per cambiare le strutture della Chiesa occorre però decostruire i suoi fondamenti teologici e teorici” – ha sottolineato la relatrice - . A cominciare dal tradizionale principio mariano e petrino di Hans von Balthasar, che ha ispirato gli ultimi pontificati: l'elemento mariano femminile è affettivo e carismatico,  mentre quello petrino maschile è ministeriale, istituzionale .
Un primo segnale d'apertura è arrivato da Papa Francesco – spiega -, che nel dicembre 2021 ha invitato al Consiglio dei nove Cardinali (il “C9”) le teologhe Lucia Vantini e Linda Pocher insieme al teologo Luca Castiglione, per parlare della donna nella Chiesa. I diversi interventi sono stati poi pubblicati nel libro a tre mani dal titolo: “Smaschilizzare la Chiesa'? Confronto critico con i principi di von Balthasar”. Il successivo consesso di febbraio ha visto la presenza di Linda Pocher, Giuliva Di Berardino e della vescova anglicana Jo Bailey Wells.

L'idealizzazione femminile

Lucia Vantini evidenzia il pericolo dell'idealizzazione femminile insito nel principio mariano e petrino. “Noi donne non siamo per la Chiesa come Beatrice per Dante – dice - . Sono le donne reali e non quelle misticamente idealizzate del principio che riusciranno a convertire un sistema maschilizzato. Al modello della complementarietà dobbiamo sostituire quello della reciprocità”. Diversi sono in realtà i principi identificati da von Balthasar e ricordati da Ferrario, oltre a quello mariano e petrino. Dal principio paolino, che si identifica con la profezia per esprimere irruzione dello spirito come rinnovamento, al principio giovanneo, fino al principio giacobeo come memoria del senso storico della salvezza.
“Siamo passati da una costellazione – osserva quindi Vantini – a una costrizione”. Del principio giovanneo si occupa Castiglione parlando del “discepolo amato”, la cui caratteristica è la “responsorialità”: la “risposta all'amore di Dio”, comune a uomini e donne. È il motivo per cui “l'identità viene prima della funzione” svolta nella Chiesa. Castiglione parla poi di un' “autorità” capace autorizzare senza schiacciare. Una forza propulsiva che fa crescere e mette in rete tutte le autorità già presenti all'interno della comunità. Secondo il teologo è importante partire da “parzialità e fragilità maschili”, attraverso un percorso di consapevolezza che le donne hanno già compiuto e agli uomini fa paura. Questo significa però assumere la maschilità chenotica, svuotata di Gesù Cristo”.

donne e chiesa 1

Di “Maria e le altre” scrive invece Linda Pocher, definendole “discepole e mistaghoghe”, ossia iniziatrici di fede.
"Nella comunità dei risorti con Cristo, perciò, - scrive la teologa dopo aver fatto rifermento al racconto di Cana e a quello della visitazione di Elisabetta a Maria - le donne non sono più dette beate perché hanno partorito. Neppure sono dette beate perché hanno conservato la propria verginità. Sono beate perché hanno creduto, offrendo così il proprio corpo e il proprio cuore a Dio, perché egli possa compiere grandi cose in loro e attraverso di loro (cfr. Lc 11,27-28)".
"E' molto probabile che in un primo tempo l'esperienza di discepolato comportasse una parità di fatto e una condivisione di vita con discepoli uomini che poi, con l'andare del tempo e la progressiva istituzionalizzazione della Chiesa hanno ceduto il passo a forme di convivenza considerate più 'rispettabili' dal contesto sociale e culturale in cui le comunità - sempre più stabili - si formavano e crescevano".
Di “dispositivo di blocco” parla invece il teologo Andrea Grillo, di cui l'esperta cita l'ultimo libro: “L' accesso delle donne al ministero ordinato. Il diaconato femminile come problema sistematico”, di San Paolo edizioni . Rileggendo il magistero recente, l'autore sostiene che la chiesa nega di avere l'autorità di ordinare le donne solo per continuare a conservarla. Un cortocircuito, o “dispositivo di blocco”, che non tiene minimamente conto di tante dottrine ecclesiali prima considerate immutabili e poi cambiate nel corso del tempo: a partire dalla superiorità della verginità rispetto al matrimonio.
“Il principio d'autorità della Chiesa – ha quindi spiegato Elza Ferrario – affonda le proprie radici nell'insuperata teologia di San Tommaso d'Aquino, secondo cui è escluso dall'ordinazione chi, 'incapace di significare ed esercitare l'autorità', non ha 'naturale rassomiglianza con Cristo': tra questi i disabili, i figli naturali, gli omicidi, gli schiavi, gli incapaci, le donne. Abbiamo una chiesa bloccata su principi e argomentazioni che oggi non tengono più, è ora di profondi ripensamenti.

Micaela Ghisoni


Nelle foto, le relatrici, Lucia Rocchi ed Elza Ferrario e il pubblico a Punto Incontro.

Pubblicato il 18 marzo 2024

Ascolta l'audio

Altri articoli...

  1. Cacopardo: «Vito Neri, libertà di giudizio e grande ironia È stato il fratello che non ho mai avuto»
  2. Zoja e Bellocchio ricordano la riforma Basaglia: «Voleva cambiare la società per evitare alle menti di ammalarsi»
  3. Safiria Leccese alla Cattolica: si può fare incontrare il business con la solidarietà
  4. Cinema e psichiatria, incontro il 13 a XNL Piacenza
  5. Ifigenia fra guerra, diritti e democrazia: comincia a Xnl il cammino del mito verso Veleia
  6. Festival del Pensare Contemporaneo, anteprima il 7 luglio con gli Italian Podcast Awards
  7. Aperto il bando del XV Concorso Giana Anguissola di narrativa inedita per ragazzi
  8. La giornalista di Mediaset Safiria Leccese a Piacenza per parlare di economia con l’anima
  9. «Le eccellenze industriali italiane vanno difese ma ci vorrebbero leggi ad hoc»
  10. 8 Marzo, gli eventi per la giornata internazionale dei diritti delle donne
  11. «Arandora Star», incontro sulla tragedia dimenticata
  12. Le borse di studio «Armani» a due studenti della laurea in Global Business Management
  13. Don Milani: la sua vita un annuncio evangelico autentico che ha cambiato la società
  14. Critica cinematografica, in estate il Seminario residenziale a Bobbio. Al via le iscrizioni
  15. Le visite guidate di marzo alla scoperta di Piacenza partono da San Sisto
  16. Linguaggi artistici, il PalabancaEventi diventa un laboratorio per studenti
  17. A Scienze della formazione la pedagogia della famiglia si impara fuori dalle aule
  18. Alla Passerini si presenta «Storia di μ - Lorenzino don Milani». L'autore Melloni in dialogo con Pierluigi Bersani e Fabio Milana
  19. Il prossimo «Festival del Pensare Contemporaneo» organizzato dalla Fondazione Teatri
  20. Sforza Fogliani, un grande piacentino generoso, coerente e coraggioso

Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

    Ascolta l'audio

    Conteggio articoli:
    5

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente