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Il mistero della Trinità. Noi adoriamo un Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo

trinita

Il mistero della Trinità è certamente l’espressione più specifica della con cezione cristiana di Dio e ne costituisce l’originalità; noi incontriamo, dialoghiamo, adoriamo un Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. È un mistero, qualcosa che ci supera, che ci mostra l’infinita distanza tra noi e Dio che rimane l’Imperscrutabile, l’Indicibile, il Totalmente Altro. Il nostro approccio al mistero trinitario non è nel segno di chi pretende di comprendere, di spiegare, è un approccio “adorante” che proclama: «Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo».
Risuonano queste parole del Maestro: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito».
Il volto di Dio è volto d’amore ed è nell’amore di Dio apparso in Cristo che dobbiamo credere.

L’amore non sta chiuso in se stesso, si diffonde e si fa dono. Dio è comunione e relazione d’amore, non è in se stesso solitudine.
Il cuore dell’essenza di Dio dice relazione, un uscire da sé, un continuo darsi, un esodo perenne nell’amore. Se apriamo la Scrittura per ripercorrere nella fede la storia della salvezza,troviamo in essa le tracce vive del mistero trinitario, come mistero d’amore. Nell’armonia e nella bellezza dell’universo possiamo cogliere le tracce indelebili del Creatore, di colui che ha chiamato all’esistenza il mondo e l’ha affidato alla responsabilità degli uomini.
Nella Bibbia possiamo intravvedere, nello scorrere della storia del popolo di Israele, la presenza viva din un Dio che libera, salva, sostiene, provvede, non fa mancare la sua amorevole vicinanza al popolo.
È il Dio creatore, liberatore, provvidente che guida con sapienza la storia del popolo; è il Dio che Gesù ci ha insegnato a chiamare con il nome di “Padre”.
Nella pienezza del tempo il Padre, invia il “Figlio”, fatto uomo per la nostra salvezza, amore che si rende visibile, incontrabile e si offre totalmente fino a ver- sare il suo sangue sulla croce. Vinta la morte definitivamente, il Figlio risorto ritorna al Padre a compimento della sua missione, ma invia lo “Spirito Santo” per continuare ad essere accanto agli uomini.

Dobbiamo essere costruttori di dialogo e comunione

La storia della salvezza è storia dell’amore delle tre persone divine riversato sull’umanità. Così l’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio è chiamato a far parte della gioia di Dio, ad entrare nella sua stessa comunità di amore; è invitato al dialogo con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
L’uomo sente come insopprimibile la nostalgia della comunione, della solidarietà, del dialogo; ne ha bisogno per vivere e per crescere, ne ha bisogno più dell’aria che respira. Siamo fatti per incontrare, per dialogare e amare perché siamo immagine di Dio e il Dio - Trinità è impresso in noi dal giorno del bat- tesimo. Se noi discepoli vogliamo essere nel mondo il segno di Dio, se vogliamo “dare gloria a Dio”, dobbiamo essere costruttori di dialogo e comunione. Se la gloria di Dio è l’uomo vivente, possiamo senz’altro affermare che la gloria della Trinità è la comunione fra gli uomini. Dio è comunione di persone e l’uomo immagine di Dio realizza se stesso solo nella comunione e nell’amore.

don Aldo Maggi

Nella foto: Bobbio, Cattedrale. Maria è accolta nella gloria dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, XVIII secolo, Francesco Porro.

Pubblicato il 22 maggio 2024

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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