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È morto il diacono Pierluigi Marchionni

Consegna Paliotto


È morto Pierluigi Marchionni, ordinato diacono nella diocesi di Piacenza-Bobbio 40 anni fa dal vescovo mons. Antonio Mazza. I funerali sono in programma venerdì mattina  alle ore 11 nella chiesa cittadina di San Paolo. A presiederli, il vescovo emerito mons. Gianni Ambrosio, nella cui segreteria, accanto a mons. Celso Dosi, Pierluigi è stato impegnato a lungo.
Giovedì 3 aprile alle ore 20.30 ci sarà una veglia di preghiera sempre in San Paolo.

Vogliamo ricordare il diacono Pierluigi attraverso il racconto che aveva fatto della sua esperienza umana ed ecclesiali un altro diacono, Giovanni Marchioni, nel libro I diaconi della Chiesa di Piacenza-Bobbio”, edito da Il Duomo.


Gli studi
Nasce nel ’47 a Piacenza. Pierluigi frequenta i primi tre anni delle scuole elementari dalle suore Rosminiane e gli altri due all’Alberoni; poi va alle medie “Casali” di via Piatti e infine frequenta un corso all’ENAIP come operatore di macchine contabili. Terminati gli studi, mentre aderisce all’Azione Cattolica, diventa segretario di mons. Dozza in San Paolo, a Piacenza, nel senso che per due anni vive la sua adolescenza in parrocchia a tempo pieno, svolgendo le più svariate mansioni.

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Nelle foto, sopra, un primo piano del diacono Marchionni; in alto, mentre riceve in San Paolo nel 2017 “Il Paliotto”.



L’incontro con mons. Dozza
“L’incontro con mons. Dozza, dice don Pierluigi, mi ha aiutato ad incontrare il Signore. Fu lui a mettermi al servizio della liturgia: mi faceva dirigere le cerimonie che si svolgevano in parrocchia, mi ha dato una cultura «musicale»… Gli devo molto perché mi ha sempre tenuto vicino a sé”. A 19 anni viene assunto dalla Fardeco, industria farmaceutica, dove rimane fino al 1979. Dal ’73 viene assegnato all’Ufficio personale, dove si specializza in paghe e contributi, lavoro che continua anche una volta assunto dalla ditta Schiavi, dove rimarrà fino alla pensione, ottenuta nel 2004.


A Lourdes conosce Anna, sua futura moglie
Intanto, nel ’76, conosce Anna, che sposerà un anno dopo, in circostanze che vale la pena ricordare. Convinto dalla nonna materna a partecipare ai pellegrinaggi organizzati dall’UNITALSI, Pierluigi vive con entusiasmo quell’esperienza: per ben 27 volte si reca a Loreto come barelliere; diventa anche membro del Consiglio e tesoriere della medesima Associazione. Partecipa anche ad uno stages nel quale collabora con volontari francesi legati a Lourdes, dove Pierluigi si recherà due volte, come barelliere. Fu in uno di questi viaggi che incontrò Anna, infermiera di professione, anch’ella volontaria in un viaggio della speranza e della fede. Dal loro matrimonio, nel 1978, nasce Paolo.


“Vuoi guidare la mia auto?”: a tu per tu con l vescovo Manfredini
Pochi mesi prima del matrimonio, nel ’77, un altro avvenimento segna l’esperienza umana e cristiana di Pierluigi: l’incontro con il vescovo Manfredini.

Un giorno il Vescovo, recatosi in San Paolo per la festa patronale della parrocchia, chiede a Pierluigi di rendersi disponibile a “guidare la sua auto, ma anche a «guidare» le celebrazioni perché, disse Manfredini, per mettere in testa un cappello (la mitra) e consegnare un bastone (il pastorale) non è necessario un prete!”. Marchionni ne parla con la fidanzata, e ricevuto il suo consenso inizia il corso di preparazione. In questo nuovo servizio lo aiuta l’esperienza maturata in parrocchia sotto l’abile guida di mons. Dozza.
Fino all’83, fino a quando, cioè, mons. Manfredini viene nominato arcivescovo di Bologna, Pierluigi gli fa da autista e cerimoniere. “Ricordo quella volta in cui stavo riponendo nel baule dell’auto gli oggetti usati nella celebrazione; mi si avvicinò un uomo e osservando l’anello che rivelava il mio essere marito mi apostrofò dicendo: «Ma lei è davvero sposato?». Non riusciva a capacitarsi che certi servizi potessero essere svolti anche da chi non era prete”.

Il progetto di diventare diacono
“Frequentare mons. Manfredini, ricorda don Pierluigi, ascoltare le sue omelie, mi è servito molto in particolare per la mia vita spirituale. Inoltre, sebbene molti dicessero che era burbero, in realtà sapeva anche essere affabile: sapeva davvero essere anche un padre. Fu proprio mons. Manfredini a far nascere in me la suggestione del diaconato. Ne parlai a mons. Dozza, che ne fu contento e mi presentò a don Vincini, allora delegato vescovile. La scuola si svolgeva al sabato, e noi candidati studiavamo insieme. Io, in particolare, studiavo con don Pecorari, a casa sua”.

Mazza primi diaconi

Nella foto, il gruppo dei diaconi che venne ordinato con lui il 26 maggio 1985 dal vescovo mons. Antonio Mazza (Pierluigi è il quinto da sinistra).



L’ordinazione diaconale nel maggio 1985
Con l’ordinazione, avvenuta il 26 maggio 1985, don Pierluigi continua il suo ministero in parrocchia, facilitato dal fatto che i parrocchiani lo conoscono già. Nel frattempo, ritiratosi mons. Dozza per ragioni di salute, arriva in San Paolo mons. Perazzoli, che accetta di buon grado la collaborazione del diacono Marchionni. Tra i due c’è stata e c’è ancora una grande collaborazione.

“Sono stato impegnato come catechista; sono inserito nella commissione liturgica, predisponendo la chiesa alle celebrazioni, ma anche presiedendo i Vespri della domenica e l’adorazione nelle settimane eucaristiche, le famose Quarant’Ore; sono membro dall’85 del Consiglio pastorale, e del Consiglio economico, da qualche tempo anche con “la firma”, cioè con la possibilità di effettuare direttamente prelievi o pagamenti”.

Un lungo servizio pastorale
“Il mio impegno diaconale, osserva don Pierluigi, è stato intenso e in questo mi ha aiutato mia moglie, sia occupandosi in particolare di nostro figlio, sia frenandomi, quando la mia generosità nel servizio poteva giungere ad eccessi. Oltre all’impegno in parrocchia, infatti, ho aiutato i cappellani del cimitero e sono stato impegnato per sei anni nella celebrazione della liturgia della Parola in assenza di presbitero, in particolare in Alta Val Nure. È un servizio bello, anche perché la gente ti accoglie bene e ti fa sentire a casa tua. Ed è stato un servizio importante anche per me, perché quando preparavo l’omelia rivisitavo la mia vita. Il mio bilancio da diacono è davvero molto positivo. È bello. Io ho fatto esperienza di un Dio che mi ama e che mi vuole al suo servizio”.


Accanto ai Vescovi
Nel servizio don Pierluigi non si è risparmiato. Membro della commissione Caritas Unità pastorale 1 dal 1985 al 2006, dal 2001 al 2008 è membro della Commissione liturgica dell’Unità pastorale 1. Ma la sua competenza e l’esperienza con mons. Manfredini lo hanno portato a svolgere il ministero come cerimoniere, sia con il vescovo Antonio Mazza dall’83 all’84, sia con il vescovo Luciano Monari, nel 2007, e infine con il vescovo Gianni Ambrosio, che lo chiama anche nella sua segreteria, dove don Pierluigi è rimasto fino al novembre del 2021.


Accanto ad anziani e ammalati
Dell’esperienza diaconale di don Pierluigi, però, non si possono tacere le assidue cure che sia lui che la moglie Anna - “è stata lei, in questo caso, il vero diacono” - hanno saputo e voluto dare a diversi familiari colpiti dalla malattia. I coniugi Marchionni si sono infatti occupati del papà di don Pierluigi, morto nel 2001, della mamma, deceduta nel 2003, di una zia, andata in Cielo nel 2004 ed infine della suocera, scomparsa nel 2005. In tutti questi anni la fede e la speranza sono state sostegno in una quotidianità intessuta di una presenza fedele e disponibile.

Pubblicato il 2 aprile 2025

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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