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Il Vescovo al Dies Academicus: la relazione buona è profetica e politica

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“La relazione buona può diventare una grande azione profetica e politica, perché è capace di umanizzare noi e coloro che ci incontrano”: sono le parole di mons. Adriano Cevolotto che ha presieduto, il 13 marzo, la messa nel Dies Academicus 2024/25, all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Alla celebrazione, alla presenza del senato accademico e delle autorità locali, svoltasi all’interno dell’università, nel grande spazio con lo sfondo del Cristo risorto, ha partecipato anche mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico nazionale dell’ateneo che ha introdotto la liturgia.

Progetti di speranza

Giuliodori ha sottolineato l'importanza di questo evento come momento di gratitudine verso Dio per i doni ricevuti dall'Ateneo. Evidenziando la ricchezza delle diverse sedi dell'università, ha rimarcato come esse rappresentano un elemento distintivo e identitario dell’intera comunità accademica. Questo impegno nelle varie aree territoriali - ha detto - è un segno di condivisione delle fatiche e delle speranze delle comunità locali. Mons. Giuliodori ha anche annunciato l'introduzione di un progetto di riflessione sul tema della speranza, in linea con il Giubileo, a cui stanno contribuendo tutte le facoltà attraverso iniziative significative, con particolare attenzione alle situazioni di cura sanitaria ed economica in Africa.

Dare cose buone ai figli

Nell’omelia, mons. Cevolotto, vescovo di Piacenza-Bobbio, si è soffermato sulla figura biblica di Ester, la quale si affida completamente a Dio, il Dio dei suoi padri, rappresentato come un'entità personale e storicamente rilevante per il popolo di Israele. Questo ha dato modo di evidenziare al vescovo, come Dio si manifesti nella storia umana e si unisca alle vicende dei credenti. Ognuno di noi - ha detto il presule - è visto, anche se piccolo, come uno strumento essenziale, e questo conferisce significato e valore alle nostre esistenze e alle comunità di cui facciamo parte.
Mons. Cevolotto, citando poi una frase di Gesù riguardo al bene che i genitori sanno dare ai propri figli, ha spiegato che, nonostante la nostra imperfezione, siamo capaci di offrire il bene. Questo ha portato a riflessioni sull’impegno educativo e accademico. Se consideriamo gli studenti - sintetizziamo le parole del vescovo - come nostri "figli", dobbiamo chiederci quali cose buone possiamo offrire loro, promuovendo una vigilanza costante su ciò che abita il nostro cuore e ci guida nelle nostre azioni e responsabilità. Le "cose buone" comprendono non solo competenze e conoscenze, ma anche qualità essenziali come curiosità, discernimento e senso critico. Queste virtù sono essenziali per costruire relazioni significative nel contesto educativo.

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Una relazione positiva

Mons. Cevolotto ha poi sottolineato l'importanza di valori come l'umiltà, che si oppone alla presunzione e alla competizione sfrenata. La vera "cosa buona" da offrire - ha detto - è la testimonianza di umiltà, differente dalla mediocrità. Riferendosi alla regola d'oro presente nel Vangelo di Matteo, ha invitato a considerare l'importanza di trattare gli altri con il rispetto e la considerazione che desideriamo per noi stessi.
Concludendo, mons. Cevolotto ha evidenziato che una relazione positiva può anche assumere un ruolo profetico e politico. La celebrazione, accompagnata dai canti di un gruppo orchestrale e canoro di giovani universitari, è stata seguita con attenzione e partecipazione da studenti e docenti ed ha lasciato messaggi significativi e importanti per la vita universitaria.

Riccardo Tonna

Nelle foto, l'evento in Cattolica a Piacenza.

Pubblicato il 14 marzo 2025

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