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Gesù, vero uomo e vero Dio

uomoedio

L’insegnamento di Gesù ci invita a non dimenticare mai la sua natura, umana e divina.

I Giudei portarono di nuovo delle pietre. La motivazione che diedero a Gesù per la sua lapidazione fu la bestemmia secondo loro “per cui tu che sei uomo ti fai Dio”.
La questione è che anche noi ci scagliamo pietre, insulti, imprecazioni contro Dio e contro l’altro.
Vorremmo vedere Dio piegarsi al nostro volere.
“Se c’è un Dio, che cosa fa?”, ci chiediamo
Dio è presente con la sua natura umana nella vita, nella morte e nella malattia di ciascuno di noi.
Come mai allora vogliamo inveire contro di lui?


Lui non cambia modo di essere, mite e umile di cuore che non fa prevalere la sua potenza ma si piega con la debolezza, quel Dio che non devasta ma compatisce. Questo ci infastidisce.
Lui stesso si è fatto pietra scartata, sasso di inciampo e pietra di scandalo.
Tutta la vita cristiana è passare da questa pietra che afferiamo con voracità per lanciarla verso gli altri e verso Dio fino a divenire la pietra scartata, smussata.
Il Battesimo è entrare nella vita di Cristo e smussare i nostri angoli, passando da una vita di ribellione che contiene il peccato originale a una vita levigata, un ciottolo bianco sul quale verrà scritto il nome nuovo indicato da Dio.
La partenza è per tutti uguale: siamo pronti a scagliare il nostro lato peggiore sul prossimo come su Dio, ma tutto si infrange al cospetto di Dio ed è questa la grazia, trovando in lui la fonte della salvezza.
Non saremmo mai capaci di da soli di trasformare la nostra vita, che solo attraverso la sua misericordia ci appare modellata e ci tiene insieme.
Diventiamo così quel comandamento nuovo che dice: “amatevi gli uni e gli altri come io ho amato voi”.
Questa è una richiesta non è una possibilità: grazie alla sua morte e resurrezione è diventato possibile.
La nostra vita con scritto il nostro nome si addentra nel mistero di Cristo e ne esce rinnovata.
Così è possibile cambiare, perdonare, amare: partendo da lui.
Possiamo essere la nazione santa che si è scelto solo se da questa esperienza che ci affligge sapremo trarre sentimento, vigore, forza perseverando nell’attesa della resurrezione.

Estratto dalla Lectio mattutina
di madre Maria Emmanuel Corradini,
abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo,
del 3 aprile 2020, Vangelo di Giovanni 10,31-42

a cura di
Gaia Leonardi


Pubblicato il 10 aprile 2020

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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