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Celebrare l'eredità di don Benzi: un richiamo alla solidarietà e alla giustizia

oreste




“Il fuoco acceso in questo braciere è come il fuoco acceso per le strade, segno non tanto della presenza del lavoro più vecchio del mondo, ma dell’ingiustizia più vecchia del mondo che vive e si alimenta in mezzo alle nostre case”: così è stata introdotta la celebrazione eucaristica all’aperto sul sagrato della chiesa di San Giorgio alle Mose, a Piacenza, la sera del 31 ottobre, a fianco della trafficata strada Caorsana con molti tir che passavano continuamente. La messa, presieduta dal vescovo mons. Adriano Cevolotto e da numerosi sacerdoti, organizzata dall'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII di Piacenza, ha voluto ricordare le vittime della tratta, il decennale dell'unità di strada della Papa Giovanni XXIII piacentina, e l’anniversario della morte del fondatore don Oreste Benzi.

Intorno al fuoco
“È un fuoco - ha aggiunto il volontario dell’associazione - ben visibile  nella nostra società civile e ben organizzata, ma nessuno vuole vedere intorno a quel fuoco tante ragazze schiavizzate da trafficanti senza pietà che, insieme ad armi e droga, operano indisturbati per le vie della nostra città. Siamo qui stasera per risvegliare le nostre coscienze e chiedere perdono pubblicamente perché nessuno di noi ha le mani pulite di fronte a questa forma di schiavitù”.
Il ricordo di don Oreste Benzi è stato al centro del pensiero dei presenti che hanno rammentato la sua testimonianza di “santo da marciapiede”, come è stato definito, che andava ad incontrare senzatetto e donne costrette alla prostituzione lungo le buie strade, alla periferia della città.
“Questa sera siamo qui - ha detto una volontaria della Giovanni XXII - per celebrare l’eucaristia con il nostro Vescovo. È  un piccolo segno in questa notte dei Santi dove il mondo festeggia altro, noi desideriamo ricordare don Oreste e la sua voglia matta di andare a cercare i poveri, quelli scartati, per non farli sentire emarginati, ma inclusi e con la dignità di figli di Dio come lo siamo noi. È urgente oggi nel mondo dare dignità a tutti per giustizia e per la pace di ognuno”.

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Cercare gli invisibili
Nell'omelia mons. Cevolotto ha evocato lo spirito missionario di don Benzi, il quale dedicò la sua vita a cercare gli invisibili, coloro che la società preferisce ignorare. In particolare, il Vescovo ha rivolto la sua attenzione alle donne sfruttate dalla prostituzione, una realtà crudele e dilagante che continua a colpire le vite di molte persone vulnerabili.
Don Oreste, con la sua dedizione incrollabile e la sua fede incondizionata, si adoperò instancabilmente per portare luce nelle zone più oscure della nostra società. La sua eredità vive attraverso l'opera incessante dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, che continua a lottare per il rispetto della dignità umana e per porre fine alla tratta e alla schiavitù moderna.
Nel suo discorso, il Vescovo ha messo in evidenza coloro che trasformano la relazione umana in un vile commercio, sfruttando il dolore e la disperazione degli altri come se fossero semplici merci da comprare e vendere. Ha denunciato chi riduce in schiavitù altre persone per il proprio profitto egoistico, privandole della loro libertà e dignità.

Lo speranzicidio
Mons. Cevolotto  ha poi sottolineato il termine, da lui già usato altre volte, ”speranzicidio”, cioè l’atteggiamento di uccidere la speranza che è un reato contro la propria umanità e quella degli altri.
“Chiediamo perdono - ha aggiunto - per parole, azioni e omissioni che tolgono speranza, che inchiodano il presente sul passato, che esprimono giudizi definitivi. Al contrario - sintetizziamo le parole di mons. Cevolotto - c’è uno sguardo che dà fiducia, e in questo don Oreste è stato testimone e maestro. Il suo accostarsi, piegarsi a chi era ai margini della strada e della vita, è stato uno sprone per rialzarsi e ritrovare dignità. È  un potere straordinario riconoscere la condizione di figli di Dio a chi l’ha smarrita. La speranza - ha evidenziato il Vescovo - è affidarsi alla potenza di Dio, invece lo speranzicidio è eliminare l’amore di Dio dalla storia. Questo  amore gratuito del Padre sia la forza rivoluzionaria della nuova creazione, della rinascita della società. Alle otto beatitudini del vangelo, - ha concluso mons. Cevolotto - bisogna aggiungerne un’altra: quella dei beati che sanno riconsegnare coloro che incontrano alla loro condizione di figli, amati gratuitamente dal Padre”.

I doni all’offertorio
Un momento significativo della celebrazione è stata la consegna dei doni al Vescovo nel rito dell’offertorio. Oltre al pane e al vino, sono sono stati portati all’altare una borsetta, un oggetto che le ragazze sulla strada hanno sempre con loro e contiene anche i loro sogni. Un sasso freddo, duro, insensibile come il cuore dei clienti, di coloro che si girano dall’altra parte per non  guardare, di ciascuno di noi che sceglie di restare indifferente. Il quaderno, sul quale da 10 anni, l’unità di strada dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, documenta ogni incontro, ogni nome, l’età, la provenienza, i figli, i desideri, scritti nei cuori prima che sulla carta. Il rosario, perché con la preghiera si inizia e si conclude ogni uscita dell’unità di strada.

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Un nuovo futuro in nome di don Oreste
La messa davanti alla chiesa delle Mose, in un luogo di prostituzione, è stata un richiamo alla solidarietà e alla giustizia, un invito a tutti i presenti a unirsi nella lotta contro questa piaga sociale. I fedeli sono stati esortati a non chiudere gli occhi di fronte a queste ingiustizie, ma piuttosto a tendere una mano amica a coloro che sono vittime di tratta e sfruttamento. Il momento di preghiera e di riflessione ha unito le forze, perché si possa sperare in un futuro in cui nessuno sia più vittima di questo orrore, un futuro che onorerà veramente lo spirito missionario e l'eredità di don Oreste Benzi.

Riccardo Tonna

Nelle foto, alcuni momenti della messa presieduta dal vescovo Cevolotto in occasione del decennale dell'unità di strada della Papa Giovanni XXIII piacentina e dell’anniversario della morte del fondatore don Oreste Benzi.

Pubblicato il 1° novembre 2023

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