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Madre Emmanuel Corradini: il pericolo di divenire anime impermeabili

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“Che effetto fa appiccare il fuoco a un clochard? Che effetto fa bullizzare una ragazza o un ragazzo fino a terrorizzarlo? Che effetto fa arrivare persino ad uccidere?”: sono alcune delle domande provocanti, usate da Madre Emmanuel Corradini, il 9 novembre, nella chiesa di San Raimondo, nella sua riflessione sui peccati contro la speranza. Queste provocazioni sono state proposte dalla Madre in riferimento alla voglia dei giovani, di evadere, di provare e di sperimentare sempre qualcosa di nuovo, anche a scapito della vita degli altri.

Accidia e tristezza

La meditazione di Madre Emmanuel Corradini è partita dall’analisi dell’accidia, da cui deriva la tristezza, uno dei peccati contro la speranza. La religiosa ha sottolineato l'importanza della speranza perché legata alla misericordia di Dio e alla salvezza offerta da Gesù Cristo, ed ha descritto come la tristezza e l'accidia possono portare all'oscurità dell'anima e alla mancanza di compassione verso gli altri. La Madre ha quindi invitato a riflettere sull'origine e la profondità di questa tristezza, cercando di non concentrarsi esclusivamente su sé stessi, ma mantenendo uno sguardo aperto alla speranza, al desiderio e alla partecipazione alla vita e alla fede. Citando poi papa Francesco, suor Corradini ha avvertito sul pericolo di diventare "anime impermeabili" e "anime abituate", prive di emozioni, pietà e apertura verso Dio e il prossimo: tutto ciò conduce alla perdita della speranza e all'aridità spirituale.

Il girovagare con la mente

Madre Emmanuel ha poi evidenziato il secondo peccato contro la speranza: l’evadere con la mente, che San Benedetto chiamava il “girovagare”, creando una vita parallela che porta alla distrazione e all'insoddisfazione. “Questo stato di malinconia sottile - sintetizziamo le parole della Madre - porta a dedicare tempo e risorse a soddisfazioni personali superficiali, allontanandosi dalla preghiera e dalle relazioni autentiche. È una evasione mentale che porta alla superficialità nella fede, nell'amore verso il prossimo e alla mancanza di empatia”. In questo passaggio suor Corradini ha messo in evidenza come questa condizione di insoddisfazione e noia, possa spingere le persone, specialmente i giovani, ad atti estremi e violenti, come bullismo o addirittura omicidi, senza mostrare segni di pentimento. La Madre ha dunque sollevato l'importanza di affrontare le proprie responsabilità con consapevolezza, evitando di lasciarsi trascinare da una vita parallela creata dalla mente. Rimarcando poi la testimonianza di grandi Santi, la religiosa ha invitato a riflettere sul potere rigenerativo dell'errore e del pentimento, che può portare verso una nuova vita e la capacità di aiutare gli altri attraverso le proprie cadute.

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La disperazione della salvezza

Madre Emmanuel ha riflettuto inoltre sul peccato dello stoicismo, una dottrina filosofica che esalta la libertà individuale e la soddisfazione personale, basata sul raggiungimento di obiettivi e desideri terreni. Questo punto di vista limita l'infinito potenziale dell'anima umana ad un mero egoismo.
La disperazione della salvezza e la presunzione della salvezza, sono gli altri peccati contro la speranza che ha analizzato suor Corradini. “La disperazione - ha detto - nasce dal convincimento che i propri peccati siano troppo grandi per essere perdonati da Dio, mentre la presunzione si basa sull'idea che la propria giustezza garantisca l'accesso al Paradiso senza la necessità del perdono divino”.
Sottolineando l'importanza di comprendere e accettare il perdono infinito di Dio, che non conosce limiti, né condizioni, Madre Emmanuel ha invitato a non autocondannarsi o a presumere di meritare la salvezza per le proprie forze, ma a fidarsi della misericordia divina che può raggiungere ogni cuore pentito fino all'ultimo istante.

“La misericordia di Dio - ha affermato la religiosa - è più grande del male e la sua grazia è disponibile per tutti, senza eccezioni. L'amore divino ha il potere di sconfiggere la morte e il male, quindi è fondamentale credere fermamente nell'infinita misericordia di Dio e nell'amore che desidera salvare ogni anima”.

La presunzione di salvarsi

Continuando la sua riflessione sulla presunzione di salvarsi, la Madre ha evidenziato che questo peccato deriva dall'eccessiva fiducia nelle proprie capacità e si nutre di vanagloria ed ingordigia, spingendo a credere che non sia necessario agire con bontà poiché Dio perdona sempre. Tuttavia, questo atteggiamento non tiene conto del pentimento necessario per ricevere il perdono divino, come sottolinea San Tommaso. Presumere di ottenere il perdono senza vero pentimento equivale a pretendere da Dio qualcosa che non è giusto, sminuendo la sua virtù.

La presunzione di salvarsi è strettamente legata alla superbia, poiché sfida Dio presumendo che tutto gli sia concesso senza pentimento. Madre Emmanuel ha quindi citato Sant'Agostino che ammonisce a guardarsi da due pericoli: la disperazione senza speranza di salvezza e la speranza infondata. È fondamentale comprendere che la salvezza si basa su un sincero pentimento e su una relazione di fiducia con Dio, non sull'autoaffermazione o sulla presunzione delle proprie capacità.

Le paure

Infine, suor Corradini ha trattato il tema della paura, in particolare la paura della morte e del futuro, che spinge molte persone verso pratiche superstiziose. Ha sottolineato l'importanza di coltivare la speranza come risposta alla paura, poiché essa è l'espansione della certezza della fede verso il futuro e la vita eterna. La speranza permette di affrontare il presente con fiducia e serenità, poiché si basa sull'amore di Dio e sulla promessa della vita eterna. “Benedetto XVI - ha concluso la Madre - nella sua splendida “Spe Salvi” diceva che la redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente. Ecco perché possiamo sperare, perché la speranza viene da Dio, ed è certa perché Lui è presente nella storia”.

Riccardo Tonna

Pubblicato l'11 novembre 2024

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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