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350 anni del Carmelo: «siamo donne sognatrici di cose belle e tempi belli»

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“Siamo donne che cercano Dio in ogni avvenimento quotidiano, siamo donne sognatrici di cose belle e tempi belli. Siamo donne desiderose di portare, in noi e attraverso di noi, ogni persona, ogni desiderio a Dio nella nostra preghiera”: sono le significative parole di suor Maria Francesca Eugenia del Cuore di Gesù, Madre Priora del convento delle Carmelitane Scalze di Piacenza, con cui ha introdotto, il 17 marzo, nella chiesa di via Spinazzi, la celebrazione eucaristica conclusiva dei 350 anni della presenza del Carmelo a Piacenza.

Noi cominciamo ora

La Priora ha ringraziato il vescovo mons. Adriano Cevolotto, il vescovo emerito mons. Gianni Ambrosio, i numerosi sacerdoti e i fedeli presenti. Ha voluto ricordare, in questi 350 anni, tutte le monache che si sono susseguite dalle prime pioniere fino ad oggi. “In questo anniversario - ha aggiunto suor Maria Francesca - abbiamo parlato tanto, ma lo abbiamo fatto perché abbiamo sentito l’affetto di tutti e tutti ora ringraziamo. È un abbraccio che ci resterà nel cuore e sappiamo che solo il cuore sa custodire ogni cosa. Ancora grazie a nome delle mie sorelle di oggi e di ieri, e come diceva santa Teresa: “Noi cominciamo ora…”.

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Silenzio e durata

“Vogliamo vedere Gesù” è la domanda di una comitiva di Greci rivolta a Filippo nel Vangelo di Giovanni, su cui si è sviluppata, nell’omelia, la riflessione di Mons. Adriano Cevolotto. “È una domanda - sintetizziamo le parole del Vescovo - che sta nel cuore dell’esperienza del discepolo. Una domanda che può nascere dalla curiosità, ma esprime il desiderio di contemplare l’amore del Padre. E Gesù risponde indirettamente ai greci rivolgendosi ai suoi discepoli, dicendo di guardare a lui quando sarà innalzato da terra, cioè sulla croce. Questo modo di guardare - per il presule - non è qualcosa di furtivo, per impossessarsi di qualcosa, di un momento, di un’immagine, di un frammento. È invece, come quello che si vive nel monastero del Carmelo, sinonimo di uno sguardo puro che fissa lo sguardo su Dio. Oggi - ha aggiunto mons. Cevolotto - abbiamo la mania di fissare subito sugli strumenti digitali qualsiasi immagine e istantanea per catturare quel momento, quella emozione, ma la contemplazione è uno sguardo diverso. È una comprensione più profonda, come quella che si vive nell’esperienza monastica, che ha bisogno di silenzio e durata. Sono le caratteristiche indispensabili per non cadere in un guardare senza contemplare”. La parola “ora”, ripetuta spesso nel vangelo di Giovanni, è stato l’altro termine oggetto di meditazione del Vescovo. È l’ora della glorificazione che - per Gesù - passa attraverso la sua passione, come il chicco di grano che morendo porta frutto. In questa prospettiva, mons. Cevolotto ha invitato i presenti ad entrare nella logica del dono, del morire a sé stessi, per rinnovare la propria esperienza di fede, ed ha indicato la vita monastica come momento concreto per fare esegesi della parola di Dio.

Solo Dio basta

Al termine della celebrazione è stato donato ai presenti un portachiavi realizzato a mano dalle monache, su cui è incisa la frase di Santa Teresa d'Avila, "Solo Dio basta". Questo dono, oltre a essere un ricordo tangibile dell'evento, ha rappresentato un invito alla meditazione e al ricordo costante dell'importanza della fede nella vita quotidiana. Insieme al portachiavi, è stato distribuito un cartoncino che elenca le prossime iniziative promosse dal Carmelo, segno dell'impegno continuo delle monache, nonostante la vita di clausura, a rimanere parte attiva della diocesi di Piacenza-Bobbio. Queste iniziative, che si svolgeranno nella chiesa del monastero, sono: il 21 aprile “Vuestra soy”, un abbraccio musicale, e il 24 maggio la presentazione del libro “Per dare principio…” della prof.ssa Elisabetta Marchetti, storica dell’Università di Bologna.

Riccardo Tonna

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Nelle foto, la messa di chiusura delle celebrazione per i 350 anni del Carmelo di Piacenza.

Pubblicato il 19 marzo 2024

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